Il cane deve essere mantenuto in condizioni idonee, nel rispetto del benessere animale e delle norme che regolano la detenzione dei cani. In linea con i risultati di diversi studi, un cattivo stato di salute associato a malnutrizione o insorgenza di malattie influisce sulla resistenza e sulla capacità fisica e di apprendimento di un cane, determinando uno stato generale di debolezza, apatia (condizione di indifferenza, insensibilità, mancata risposta agli stimoli), malessere e sofferenza che riduce l’attenzione e la protezione al bestiame.
Alimentazione
Un cane da protezione lavora in maniera efficiente se gli è assicurata un’alimentazione equilibrata.
- L’ alimentazione deve garantire al cane un giusto apporto di proteine, acidi grassi, carboidrati, vitamine, minerali e acqua e deve essere somministrata in proporzioni adatte alla sua mole, al suo stato fisiologico, alla sua età e alla stagione (es. maggiori esigenze energetiche in inverno). Crescita, gravidanza, allattamento e attività fisica aumentano le esigenze energetiche di un cane; ad esempio, nel caso di femmine con cuccioli, dosi e qualità del cibo, devono essere variate in funzione del numero di cuccioli e della settimana di allattamento. È sempre opportuno consultare un medico veterinario, meglio se specializzato in nutrizione animale, per farsi consigliare sull’alimentazione ottimale.
- Un cane denutrito non è in grado di adempiere in maniera efficiente al proprio lavoro di protezione, per mancanza di energie e perché costretto dalla fame a lasciare incustodita la mandria e/o il gregge per trovare fonti alternative di cibo: rifiuti, prede selvatiche o animali domestici di aziende confinanti.
- Dall’altra parte, un’alimentazione con eccessi porta ad altre problematiche. Se ipercalorica, essa può determinare sovrappeso o obesità, a sua volta correlati all’insorgenza di stati patologici quali malattie cardio-vascolari, patologie articolari e metaboliche, ecc. Se iperproteica, invece, potrebbe favorire una necessità di eccessiva attività fisica, non necessaria nella fase adulta a meno che non in determinati periodi ( es. gestazione, allattamento).
- Saper riconoscere lo stato nutrizionale del cane è di primaria importanza. In linea di massima un animale di peso normale presenta le costole e le vertebre lombari percepibili al tatto, il bacino un po’ sporgente, l’addome un po’ rientrante e grasso addominale minimo.
- Si può scegliere tra diversi regimi alimentari. Nel caso di alimentazione industriale si possono usare mangimi sia secchi che umidi studiati per le razze canine di grande taglia, variabili in contenuto nutrizionale in base all’età e allo stadio di sviluppo del cane e tali da garantire un bilanciato apporto di nutrienti. Raccomandiamo di scegliere mangimi di ottima qualità, evitando prodotti scadenti contraddistinti da un eccessivo contenuto di cereali. Si può anche ricorrere a regimi alimentari casalinghi (pasti umidi di carne e carboidrati, ecc.), ma se la dieta non viene studiata con attenzione si possono provocare degli squilibri nutrizionali. Nel caso di cibi crudi bisogna tenere in considerazione i rischi legati alla trasmissione di patologie anche mortali, per esempio la pseudorabbia o malattia di Aujeszky conseguente alla somministrazione di carne cruda di maiale o cinghiale infetti. È sempre opportuno, pertanto, consultare un professionista del settore, cioè un medico veterinario, meglio se specializzato in nutrizione animale.
- Per i cuccioli consigliamo di fornire loro 2-3 pasti al giorno e acqua sempre a disposizione, ma mantenendo l’alimentazione 2 volte al giorno oltre i 6 mesi di età (mattina e sera).
- I cani da protezione devono essere abituati il più presto possibile a diversi luoghi d’alimentazione o distributori automatici di cibo, disposti vicino al gregge o alla mandria, così da rafforzare il legame con il bestiame. Se si usano distributori automatici o ciotole aperte, sia in stalla sia sul pascolo, è opportuno che siano sistemati in maniera che solo i cani riescano ad arrivarci, poiché il bestiame potrebbe esserne attratto. Questa pratica riduce la possibilità che i cani manifestino nei confronti del gregge o della mandria comportamenti aggressivi di difesa del cibo, oppure semplicemente, che degli erbivori assumano cibo contenente carne o estratti di carne. Nel primo caso, la manifestazione di comportamenti aggressivi per la difesa del cibo può essere normale, ma non può essere ricorrente per non rischiare di rovinare il legame tra cane e bestiame. Va inoltre controllato che il cane non sia attratto dal mangime somministrato al bestiame e che non lo consideri cibo da difendere.
- Se in azienda sono presenti più cani da protezione, cibo e acqua devono essere distribuiti in punti differenti in modo da non provocare competizioni e un differente consumo da parte dei singoli cani. È fondamentale che anche in zone di pascolo ci siano punti di abbeveraggio facili da raggiungere per i cani ed il bestiame. Particolare attenzione deve essere tenuta nei periodi caldi e siccitosi, quando i cani sono particolarmente vulnerabili alla disidratazione.
Cure veterinarie
Un cane da protezione ferito o malato non può lavorare in maniera efficiente, per questo è fondamentale che il proprietario sottoponga il cane a regolari controlli veterinari e contribuisca al mantenimento della salute del proprio animale, in particolare:
- Controllare periodicamente la presenza di parassiti esterni ad esempio pulci, zecche, acari della rogna, soprattutto nelle parti anatomiche maggiormente esposte (orecchie, spazi interdigitali, logge ascellari, regione inguinale e perianale). Prevenire o trattare su indicazione del medico veterinario eventuali infestazioni parassitarie da parassiti interni (es. vermi ) o esterni, potenziali responsabili anche della trasmissione di malattie infettive.
- Sverminare o trattare sistematicamente i cani con prodotti veterinari appositi per cani, per evitare che essi possano ospitare e diffondere alcuni parassiti come Echinococcus spp. trasmissibili anche all’uomo e al bestiame. Quando non è possibile effettuare un corretto ciclo di sverminazione e/o sottoporre i cani a delle analisi specifiche per evitare l’insorgere di patologie è fondamentale confrontarsi con il proprio medico veterinario.
- Controllare che non siano presenti corpi estranei (parti di piante o semi di graminacee), facendo particolare attenzione alle parti anatomiche maggiormente esposte (narici, condotto uditivo, spazi interdigitali). L’ingresso di un corpo estraneo nell’organismo animale può causare gravi infiammazioni che danno luogo ad arrossamenti, pus, edema, gonfiore, dolore e conseguenze cliniche anche molto gravi (otiti, congiuntiviti, zoppia, etc.) se non si provvede alla sua rimozione immediata, che deve essere eseguita da un medico veterinario.
- Controllare lo stato e la condizione dei denti e porre attenzione ad alcuni sintomi indicativi di possibili patologie dentarie (inappetenza, eccessiva salivazione e ripetute sollecitazione della bocca con le zampe).
- Provvedere alle vaccinazioni consigliate dal medico veterinario e ai relativi richiami annuali.
- Contattare immediatamente un medico veterinario quando si osservano ferite o anche segni clinici che potrebbero suggerire la presenza di patologie in atto: letargia, inappetenza, vomito e diarrea, perdita di peso, eccesiva salivazione, perdita di sangue.
- Non permettere ai cani di alimentarsi di resti di carcasse e possibilmente anche di residui di placenta di pecore, capre o vacche. La rimozione immediata di questi resti alimentari è cruciale per per non attrarre lupi o altri predatori nelle aree di pascolo, che non solo possono rappresentare un rischio per il bestiame ma possono generare scontri con i cani per la difesa del cibo. É consigliata, inoltre, per non abituare i cani ad alimentarsi di bestiame e quindi diventare possibili predatori di bestiame, ma anche per ridurre il rischio di trasmissione di malattie dal bestiame ai cani e viceversa.
- Nel caso di scontro diretto tra cane e predatore, se il primo riporta delle ferite è sempre opportuno prevedere l’intervento di un medico veterinario.
- È buona prassi rivolgersi sempre allo stesso medico veterinario in modo da instaurare un rapporto di fiducia e conoscenza reciproca fra cane, proprietario e veterinario.
Sterilizzazione
- In base alle attuali conoscenze scientifiche, la sterilizzazione sia dei maschi che delle femmine non pregiudica la funzione di protezione del bestiame da parte del cane e offre vari benefici, tra cui principalmente la riduzione di comportamenti (allontanamento, combattimenti tra maschi, ecc.) che potrebbero compromettere l’efficienza del lavoro di protezione.
- Le femmine possono entrare in estro 1-2 volte l’anno per un periodo che può durare fino a quattro settimane. Durante questa fase sia i cani maschi che le femmine possono manifestare un calo di attenzione nello svolgimento del lavoro di protezione del bestiame: femmine e maschi tendono ad allontanarsi più frequentemente dall’allevamento perché attratti da altri cani con conseguente abbandono del bestiame, elevato rischio di accoppiamenti indesiderati e di investimenti stradali. Le femmine in calore possono poi attrarre maschi di altre proprietà e/o cani randagi e/o lupi, con incremento del rischio di attacchi al bestiame.
- Le femmine che hanno partorito tenderanno nel primo periodo dopo il parto a lasciare il bestiame incustodito per i loro cuccioli. Se il bestiame esce al pascolo, si potrà assistere già dopo una settimana all’alternarsi della femmina tra pascolo e cuccioli. Questo può essere un problema se i cuccioli sono posti un un luogo lontano o attraversato da strade.
- I cani sterilizzati, in particolare le femmine, hanno in genere un migliore stato di salute per la riduzione dello stress conseguente alla gravidanza e per l’eliminazione di patologie associate all’apparato riproduttore (es. piometra).
- I cani sterilizzati sono inoltre più facilmente gestibili soprattutto nel caso di mute con più cani di sesso diverso. La scelta dell’intervento, però, va sempre valutata.
- La sterilizzazione solo di alcuni cani presenti in azienda permette al proprietario di selezionare gli esemplari da far riprodurre sulla base di determinati caratteri, quali per esempio l’efficacia dimostrata nel lavoro di protezione o l’assenza di patologie ereditarie. In quest’ottica e per effettuare una buona selezione morfo-funzionale, è consigliato fare un esame radiografico per la valutazione della displasia dell’anca e del gomito nei potenziali riproduttori.
- È bene ricordarsi, tuttavia, che una selezione in base all’efficacia dimostrata nel lavoro di protezione può essere fatta solo dopo che il cane abbia raggiunto almeno il secondo anno di vita.
- Si consiglia di sterilizzare le femmine dopo il secondo calore per permettere al soggetto di svilupparsi correttamente, a meno che non insorgano problemi sanitari che ne costringano l’intervento prima. É consigliato gestire gli estri senza accoppiamento. Cani di quell’età sono ancora troppo giovani per essere valutati dal punto di vista attitudinale e caratteriale. Nel caso dei maschi è consigliato aspettare almeno fino a un anno e mezzo, ma è meglio i due anni. Se il cane presenta dei comportamenti non idonei è importante seguirlo per potergli dare gli strumenti necessari a correggerli. É eventualmente possibile valutare la castrazione chimica per valutarne gli effetti sul singolo individuo. In ogni caso è bene farsi sempre consigliare dal medico veterinario di fiducia. In ogni caso, bisogna ricordarsi che al cane sono necessari dei mesi dopo l’intervento per poter ritrovare un equilibrio ormonale, e osservare cambiamenti nel comportamento.
- La scelta della sterilizzazione dei cani deve essere valutata in merito a motivazione, carattere del singolo cane e contesto. É preferibile parlarne sempre con un tecnico, un collega pastore e il proprio medico veterinario prima di optare per questa soluzione.